Ed ecco qui la rappresentazione grafica dell'unitá di misura del tempo per i Buddisti.
Se hanno un problema, sorridono perchè pensano di avere eoni di tempo a disposizione per risolverlo. (Qui si vede meglio). :) Y aquí está la representación gráfica de la unidad de medida de tiempo budista. Si ven que tienen un problema, sonríen porque piensan de tener eones de tiempo a disposición para solucionarlo. (Aquí se ve mejor). :)
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Le prime, da qui. Potete notare come l'addetta al "Controllo qualitá" stia facendo alla perfezione il proprio lavoro. Los primeros. Vienen de aquí. Podéis ver como la especialista en el Contról de Calidad, haga perfectamente su trabajo. L'ho visto per la prima volta qui, l'ho rivisto dopo qualche ora, lo stesso giorno qui e l'ho rE-incontrato qui - sempre per un gioco del caso - perché il suo studio confina con l'orto del Poble Sec. E sí, ci sono altre coincidenze a proposito di Gastón, ma ora non le posso raccontare. L'altro giorno, invece, ho scoperto che è il protagonista di questa piccola perla grande appena nove minuti.
Qui sotto, una traduzione veloce fatta ieri, per quelli che non masticano lo spagnolo. Le vi por primera vez aquí aquí y después de algunas oras, por casualidad, aquí y otra vez aquí ya que su taller está al lado de la huerta del Poble Sec. Ahora, entre otras cosas, descubro que Gastón es el protagonista de esta pequeña perla que mide nueve minutos. Aquí una traducción rápida hecha ayer, por los que no hablan español. CAST>ITA Ho iniziato in un modo, come dire?, molto viscerale. Quando presi il via, quello che volevo era costruire una quantitá di oggetti, una collezione, qualcosa che mi definisse: tavoli, sedie, specchi, lampade. E fu allora che iniziai a cercare e c'era un concetto, una parola "second life". Questo termine, questo concetto, mi sembra squisito. E' come una seconda vita, una seconda opportunitá e questo mi sembra che nel periodo in cui stiamo, che ci sia una seconda opportunitá per qualsiasi cosa, mi dá una speranza. Se uno riconosce se stesso come essere imperfetto e come persona che puo' sbagliare, per forza avrá bisogno di una seconda opportunità. [00.47] [01.40] E' un tavolino basso classico che abbiamo trovato con alcuni amici nel Born, fuori da un bar. Mi ero subito accorto che sarebbe diventato qualcos'altro. Come se morfologicamente, lo vedessi e giá avessi un'idea. Ci sono oggetti che di per se stessi, per la loro morfologia, il loro materiale, il loro stato, parlano davvero molto. Rompere con qualcosa ti costringe a guardare molto in te stesso. Come finire un lavoro, una relazione, cambiare di casa, decidere di cambiare posto dove vivere, certo queste cose aiutano a pulirti. E' come cambiarti d'abiti o immergerti nell'acqua. Nel mondo capitalista in cui viviamo viene premiato quello che vince. Rifarsi ad un vincitore, è competitivo. E' l'essenza dell'individualismo. Trionfa uno, uno solo è quello che c'è riuscito, uno solo è il vincitore. Allora ho pensato invece ad un "due", al secondo, che è come il doppio di uno, che è come essere due volte vincitore. [2.58] [3.36] Ci sono molte persone che hanno oggetti che scartano e credo che ci sono cose che forse potrebbero "rigirare". Personalmente mi allontano dal concetto nato dal disegno industriale di costruire in serie. Mi interessa molto di piú il punto dell'artigiano, dell'oggetto unico. Di fatto credo molto - come mi vien da dire - nell'innamoramento dell'oggetto. Quasi come se fosse: un oggetto, una persona. [4.04] [4.30] Nel momento in cui siamo, la societá ci dice che ci sono delle regole base da rispettare, che hanno a che vedere con una certa forma di vita e con la comoditá. Stiamo sempre comodi. Stiamo progettando ma senza "fare" e questo genera un punto di non realizzazione che è difficile da sopportare. E' molto difficile da sopportare. E riguardo a me, so che passo attraverso diversi stadi ma ogni tanto mi sento soffocato e ne ho bisogno, è come una via di fuga, ho bisogno di esprimere, ho bisogno di fare, ho bisogno di "fare volume", di generare un oggetto. [05.15] [6.07] Quando creo qualcosa quasi ... e mi è successo che la gente mi dicesse: "Ah, ti dedichi al restauro" e io dico "No no no, l'ho fatto io" e la gente: "Ah, quindi questa cosa non è antica..." "No no no, questo l'ho appena fatto!" Questo mobile che ho progettato, mi piacerebbe che avesse una marca, che avesse un'impronta mia, un nome. E cosí iniziai a pensare... "RE" (Not. Trad: sarebbe "RI" in italiano) è un prefisso per una parola, cosa abbastanza interessante perchè torna a Ri-definirla, no? Peró era anche la seconda nota della scala musicale. E mi sembrava super interessante scegliere un significato che, al di lá di tutto, avesse a che fare con "ritmo". [7.01] [7.30] Ad un certo punto ho lavorato come spedizionista, quando in Argentina avevo un'impresa di spedizioni. Peró poi vendetti la moto e decisi che non ne avrei avuta mai piú una proprio per non fare mai piú quel lavoro, per non guadagnarmi da vivere in quel modo lí. In realtá mi pongo ostacoli da solo per fare davvero il salto. Perchè la facilitá sempre porta uno a cercare quello che giá conosce, quello che sa fare bene, quello che gli riesce facile, no? Peró, certo, questo dipende anche da che se uno condivide la sua vita con un'altra persona e allora è complicato. Voglio dire: quanto relega uno su questo punto, quanto sano è, e quanto pesa la relazione sul fatto di farlo o meno. Ma ci sono volte in cui le cose non riescono a reggersi in piedi e cadono. Ed è durissimo quando cadono. E' molto duro. E soprattutto quando uno "ama". Quando uno ama e che questo ha a che vedere con un'altra persona...e ama molto. (La mia relazione) cadde e non mi ero mai proiettato nel punto esatto del suicidio e mi sono proiettato in quel luogo. Questo "Re", praticamente per me era come una seconda opportunitá di fare qualcosa di vero ed una seconda opportunitá per il materiale che raccolgo, che reciclo, che riutilizzo. [8.50] [8.56] Personalmente invito la gente a lanciarsi, a cercare il proprio punto piú vero, no? Un documentario di: Charalambos Varelias, Paco Ruiz, Marc Llusiá, Caroina Cordero, Karla Cabo. "Quando uno se ne va è più vicino al ritorno." [Detta da uno sconosciuto seduto al tavolo di fianco al mio, l'altro ieri]
"Cuando uno se va, está mas cerca de volver." [Frase dicha por un desconocido sentado en la mesa a mi lado, antes de ayer] Buon 1420 a tutti i Bengalesi! Feliz 1420 a todos y todas los Bengaleses! Viviamo in un mondo dove ci nascondiamo per fare l'amore...e invece la violenza viene praticata in piena luce del sole.
Vivimos en un mundo donde nos escondemos para hacer el amor… aunque la violencia, se practica a plena luz del día. *** Mi ricordo perfettamente di avere quest'età, ed andare per la prima volta a fare la spesa da sola per mamma. Non era proprio "fare la spesa". Era piuttosto andare dal fruttivendolo a comprare le verdure, dal panettiere il pane, dal macellaio la carne e le uova. Uscivo di casa con i soldini stretti stretti in mano e dovevo portare il resto. Li tenevo tanto stretti che quando arrivavo di fronte a loro per pagare e li mollavo in cima al bancone aprendo le mani, ne uscivano come cartocci sudati e stropicciati. Il bancone del Fruttivendolo era di legno, quello del Panettiere era di marmo bianco e quello del Macellaio non si vedeva. Il grembiule del Fruttivendolo era blu scuro e abbastanza pulito. I suoi polpastrelli invece, erano sporchi di verde e sotto le unghie c'era infilata la terra. Il grembiule del Panettiere non lo ricordo perchè l'attenzione finiva sul suo cappello di cotone bianco senza frontino. Il grembiule del Macellaio era pieno di strisce di sangue secco, all'altezza dell'ombelico e di ditate e manate sui fianchi. Il Fruttivendolo era alto e magro ed assomigliava ad un ciclista che aveva appena vinto la maglia rosa al giro d'Italia. Il Panettiere era vecchio e basso e non sorrideva mai. Il Macellaio aveva il triplo mento sempre perfettamente rasato e mi ricordava quello del nonno. Non avevano nome, Il Fruttivendolo, Il Panettiere e Il Macellaio. L'unico che aveva nome era Mauro, il rosticcere che aprí vicino casa negli anni '80 il cui unico sogno era cercare di superare e battere il livello del King Grill, la gioielleria delle rosticcerie trevisane. Nonostante per comoditá ora inizierò a parlare di questi santuari chiamandoli "negozi", non lo erano affatto. I negozi erano posti dove si compravano i vestiti. Stop. Poi nacquero i supermercati e negli anni '90 gli ipermercati, che erano altre cose. E fu cosí che i bambini non vennero piú spediti dalle mamme a fare la spesa. Si trasformarono in piccoli consumatori frustrati e loro in controllori isteriche pronte a dire "No". L'unico divertimento era mettere la moneta nel carrello per farlo correre lungo gli scaffali. Con i supermercati e gli Ipermercati, sparirono il senso d'avventura e di responsabilitá che si provava nell'andare per la prima volta da soli a fare la spesa. La mancetta, che era il resto della spesa, si trasformó nella paghetta del fine settimana e non si conobbe mai il brivido di saper tenere in equilibrio la bicicletta con le borse della spesa attaccate al manubrio. Ma questa è un'altra storia. Quello che importa invece sapere qui è che la macelleria odorava di carne macinata e sangue mentre il panificio di farina e di queste. Anche se si provava a non masticarle mai, si arrivava ad un punto in cui erano i denti - non giá piú la tua volontà - a non resistere alla tentazione di serrarsi su quel quadratino bianco per liberarne tutto il sapore-latte che poteva sprigionare. Il negozio del Macellaio e quello del Panettiere non erano niente in confronto a quello del Fruttivendolo. Il Fruttivendolo era in assoluto il massimo esempio di come si potevano rompere tutte le regole in un colpo solo. Era un vero covo di perdizione. Innanzi tutto sapeva d'albicocca. Sapeva d'albicocca sugosa anche quando era il tempo delle fragole. In secondo luogo nessun altro negozio iniziava da fuori e con un albero. Tutte le cassette di legno erano sistemate e la frutta esposta all'ombra della magnolia gigante che faceva da ombrello e puliva l'aria asfaltata della strada, fuori dal negozio. In terzo luogo, mentre negli altri negozi entrare era cosa semplice, la porta d'entrata del Fruttivendolo era mezza sgangherata. Bisognava avere almeno sei anni per avere la forza di aprirla da soli. Alcuni ce la facevano anche a cinque, ma erano davvero pochi e di solito erano maschi. L'unica femmina che ci riuscí prima dei sei, fu la Monica, tutti lo sappiamo. In quarto luogo per pesare gli ortaggi, il Fruttivendolo usava una bilancia diversa da quella del Panettiere e del Macellaio. Una era come questa e a volte, quando veniva a lavorare anche La Moglie, usavano questa. Il funzionamento d'entrambe era un vero mistero per tutti noi. Il Fruttivendolo e sua Moglie abitavano sopra il negozio e questa era un'altra nota sorprendente perchè ogni tanto erano visibilmente aperti ma realmente chiusi dato che non c'era proprio nessuno a servirti. Bisognava tornare all'entrata e suonare il campanello per farli scendere da una scaletta di marmo esterna mentre s'infilavano di corsa il grembiule. Si aveva l'impressione di averli disturbati, poverini. Ogni tanto mele o ciliegie erano ammaccate. "Ha grandinato", diceva allora il Fruttivendolo che era in grado di fare un servizio meteo in diretta senza sbagliare un colpo. E poi la cosa piú sorprendente. La prima regola assoluta del "Si guarda ma non si tocca" veniva distrutta dal Fruttivendolo non solo dalla possibilitá di mettere in pratica questi due verbi senza chiedere permesso a nessuno, ma anche dall'imperativo assoluto di aggiungerne i due piú proibitivi: "Annusare" ed "Assaggiare". Si guardava, si toccava e si annusava e s'imparava dalle vecchine senza pudore a cacciarsi in bocca ciliegie, fragole ed albicocche sputando sonoramente l'osso ("Non si dice osso, si dice nocciolo!") dentro ad un secchio di ferro. Il Fruttivendolo era un esperto di massimi sistemi in quanto a verdura e frutte e, se da un lato dava consigli sui migliori prodotti che aveva sul banco perché li aveva appena tirati su lui dal campo, dall'altro faceva sconti per le cose che si sarebbero dovute gettare da lí a qualche giorno. Era naturale. Non era un favore fatto a nessuno. E oggi? Che succede? A Barcellona impressiona la quantitá di fruttivendoli che si trova sparsa per la cittá. Se hai fame, di notte, è piú facile trovare un fruttivendolo che ti venda una mela piuttosto che uno zozzone che ti venda un completo (dicesi Zozzone, camioncino che vende panini e dicesi Completo panino riempito di salsiccia cipolla pomodoro formaggio verza rossa e patate fritte). Sono stati i pakistani ad iniziare con questa nuova moda riempiendo un buco del mercato. Solo loro si prestano a lavorare tante ore, per il momento. Non sanno quasi nulla della frutta e della verdura che vendono semplicemente per il fatto che ai turisti americani o nordeuropei non importa quasi niente di quello che mangiano. Loro, i compratori, sono affascinati dal semplice gesto di poter entrare in questi luoghi di perdizione colorata e apparentemente vera, che nelle loro cittá è inesistente. I catalani hanno capito da qualche mese che la crisi ha creato un nuovo buco nel mercato ci si sono subito tuffati di testa. Stanno lasciando l'egemonia dei fast-food per frutta e verdura ai pakistani e ai turisti, per tentare di ricreare il fruttivendolo vecchio stile vicino al cuore di chi ama la frutta e la verdura di stagione possibilmente biologica. Roba per palati sopraffini. Alcuni di loro hanno addirittura messo degli alberi fuori dalla saracinesca. Quasi tutti hanno riempito i locali di ceste di vimini, di cassette di legno recuperate (o ricostruite), di uova appena uscite dal culo delle galline delicatamente adagiate su paglia. Andandoli a visitare uno per uno, ci si accorge di come giá si assomiglino uno all'altro e di come stiano creando una nuova moda dove il concetto ruota attorno all'idea di farti tornare indietro nel tempo e di illuderti che quelle ceste di vimini sono le stesse - ma proprio esattamente le stesse - che i contadini si caricano sulle spalle la mattina per metterci il raccolto dei loro campi. Nessuno di loro è ancora in grado di dirti il tempo che c'è stato in campagna. Nessuno di loro è in grado fare una previsione meteo in diretta per le prossime ventiquattro ore. Quasi nessuno di loro sa dirti da dove vengano le cose che vendono. Nessuno di loro sa consigliarti o insegnarti a scegliere cosa comprare. Nessuno di questi negozi profuma di frutta e magnolia. Tutti hanno le mani pulite. Fantastico :)
Ma com'è nato questo lavoro, Alberto? Fantástico :) ¿Pero cómo te vino la idea para este trabajo, Alberto? Visto che oggi compio 5 anni a Barcellona, è il Primo Maggio, si avvicina la Festa della Mamma e da poco è stata quella del Papá, è proprio venuto il momento di pubblicare questa fantastica "Guida della Buona Moglie - 11 Regole per conservare la felicitá di tuo marito". Mi sono imbattuta in lei qualche mese fa, partecipando ad un corso sulle Pari opportunitá e la Differenza di Genere. La guida è stata pensata da Pilar Primo de Rivera e pubblicata nel 1953 in una rivista femminile dell'epoca. Lei si presenta in varie versioni. Nella traduzione sono state aggiunte parti che non ho trovato in queste immagini ma che si incontrano nelle diverse versioni trovate online. Buona lettura e buon Primo Maggio :)
Ya que hoy cumplo cinco años en Barcelona, es el Primero de Mayo, se acerca el día de la Madre y hace poco celebramos el día del Padre, es el momento oportuno para publicar esta fantástica "Guía de la Buena Esposa". Encontré esta guía solo hace un mes mas o menos, participando a un curso sobre las Diferencias de genero. La guía fue pensada por Pilar Primo de Rivera y publicada en 1953. Hay diferentes versiones de ella y a veces lo que se ve en estas imágenes no coincide con los textos que podéis encontrar en internet buscándola. Buena lectura y Feliz Primero de Mayo! |
MeNoteI like to take pictures most of all to people. If you're in one of these pictures and you don't want to be there, please write to me immediately. If you like the picture and you want to use it, please write to me too. I post sono scritti in itañolo e tradotti in spanigliano.
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January 2015
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